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Il ghiro d'italia 2019 della RAI

Gli sport che più amo e seguo sono due, e pensandoci bene hanno molte cose in comune.

Entrambi hanno più squadre partecipanti, ma allo stesso tempo sono sport individuali, poiché il vincitore è unico. Si avvalgono di un mezzo tecnico, portando ai massimi livelli la ricerca tecnologica, associata alla massima performance fisica. Le location sono all’aria aperta e con panorami talvolta mozzafiato. Il meteo fa la sua parte spesso e volentieri.

Una delle parti migliori è la tifoseria, senza età, sesso e colori, mischiata e solitamente molto numerosa, calorosa, colorata e trasversale, direi mondiale. Probabilmente dovrebbero essere un esempio per altri tipi di sport.

Hanno in comune la pericolosità, la velocità e hanno entrambi le ruote. Gli atleti hanno il casco e curiosamente fanno pipì mentre sono in gara.

Quanti avranno indovinato a questo punto?

Ok vi do un aiutino, uno ha il motore l’altro no, o perlomeno non va a benzina.

Si tratta della Formula 1 e del ciclismo su strada.

Perché parlo di questi due sport che mi sono cari? Perché oltre a tutto quello precedentemente scritto hanno o meglio, avevano fino a qualche anno fa, ancora una cosa in comune: la RAI.
Ebbene sì mi sono avvicinato a queste discipline anche grazie alla Radio Televisione Italiana, che ha trasmesso gli eventi in tv.

I miei ricordi partono da quando correvano Jean Alesi e Gerhard Berger in Ferrari, anche se c’è da dire che la vera passione arrivò con Michael Schumacher e Eddie Irvine alla guida della rossa di Maranaello.

In quegli anni la telecronaca era affidata prima a Andrea De Adamich e Guido Schittone, sulle reti Fininvest. Per poi tornare alla RAI con Gianfranco Mazzoni, e commento tecnico René Arnoux, passata due anni dopo al pilota Ivan Capelli. Con il commento tecnico di Giorgio Piola, e i due inviati in pista e box Ettore Giovannelli e Stella Bruno, senza dimenticare le fantastiche interviste di Ezio Zermiani. Anni bellissimi anche per merito della Ferrari e dei tanti successi del Cavallino Rampante.

Nel 2017 La RAI tv di stato perde i diritti e non trasmette più i gran premi, che passano a Sky. Una cosa vissuta molto male dai tifosi, era un’occasione divertente e conviviale per una giornata di sport. Ancora oggi non mi capacito di come sia possibile che una Tv di stato non sia in grado di competere per mantenere la Formula Uno, uno sport nazionale direi visto che molta parte di questo sport (uomini e mezzi) vengono dall’Italia. Oltre a perdere dei professionisti come quelli sopracitati, alcuni emigrati in altre tv, altri sprecati in giro, anche se dovrei essere contento di vedere Giovannelli tra i ciclisti. Ma non lo sono perché dovrebbe assolutamente stare tra i piloti.

Anche se questa situazione mi rammarica, so anche che si tratta di “business” e quindi c’è poco da fare, mi rassegno e oggi guardo la formula uno versione inglese commentata da James Allen, e l'ex pilota Martin Brundle.

Caso molto diverso quello del ciclismo.

Inizio a sentire di questo sport quando il dualismo era tra Francesco Moser e Giuseppe Saronni, ma il vero avvicinamento è arrivato con Gianni Bugno e Claudio Chiappucci, per poi continuare con il pirata Marco Pantani e Il re leone Mario Cipollini, fino ad arrivare ad oggi con Vincenzo Nibali. Ho sempre seguito con interesse e passione, nonostante momenti molto bassi che hanno colpito il ciclismo, e inutile negare l’ala oscura del doping che ha purtroppo coinvolto questo sport. Una pratica da condannare fortemente anche in questa occasione.

Quindi ho iniziato a seguire il Giro d’Italia, da quando approdò su Mediaset nel 1993, con la telecronaca di Davide De Zan (figlio di Adriano) con il commento tecnico di Giuseppe Saronni, poi sostituito nell’ultima stagione mediaset nel 1997, da Silvio Martinello.
Il Giro ritornò in Rai, dove iniziò un radioso futuro per questo sport, alla telecronaca tornò il grande Adriano De Zan con il commento di Davide Cassani. Nel 2001 Arrivò Auro Bulbarelli al posto di De Zan. Nel 2010 Al posto di Bulbarelli arriva Francesco Pancani sempre affiancato al commento tecnico di Davide Cassani.

Nel 2014 Al posto di Cassani arriva il commento tecnico di Silvio Martinello. La coppia di telecronisti Pancani Martinello arriva fino all’inizio 2019.

Perché questa cronologia? Semplicemente perché molti fan del ciclismo soffrono molto i cambiamenti della telecronaca, perché quelle voci diventano familiari, bisogna considerare poi che le telecronache negli anni sono diventate sempre più lunghe. Ma bisogna dire che questi cambiamenti sono dovuti a cause di forza maggiore, o miglioramenti professionali degli interessati, fino ad oggi.

Nel 2019 La squadra sembrava collaudata, invece arriva la sorpresa da parte della RAI che sostituisce Pancani e Martinello, il primo retrocedendolo di ruolo scambiandolo, con Andrea De Luca inviato in moto e, non rinnovando il contratto con Martinello, e al suo posto Alessandro Petacchi.

Ora voglio dire, niente è per sempre e questo si sa, ma in questo caso non si riesce a capire questo cambiamento, aspramente contestato da coloro che seguono questo sport, arrivando a iniziare una petizione per riportare le due voci al proprio posto. Cambiamenti troppo pesanti che non sono stati graditi, Da Alessandra De Stefano promossa vice-direttore che non può andare in video, al cambio della telecronaca, agli inviati come Marco Saligari che non dice più “passo”. Sembra che ci sia maretta da quelle parti. Ovviamente nessuno parla e spiega cosa succede e perchè, e gli unici a pagare con il canone un prodotto scadente e comunque non voluto indovinate chi è?

Per finire vorrei dire c’è a chi importa la telecronaca e a chi no. Cosa costa accontentare a chi importa? Tanto a chi non importa e uguale no?

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